Nel marzo del 2014 Google ha presentato il suo primo sistema operativo dedicato ai dispositivi indossabili, ma per vedere l’annuncio ufficiale è stato necessario attendere il 25 giugno 2014 nel corso del Google I/O. Si chiamava Android Wear e da allora sono cambiate tante cose. Andiamo dunque a ripercorrere la storia del sistema operativo, le funzioni principali, i dispositivi compatibili e le versioni che si sono succedute nel corso degli anni.

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Storia di Wear OS by Google

Il 18 marzo 2014 Google ha rilasciato la prima Developer Preview e in quell’occasione sono stati annunciati i primi dispositivi che avrebbero supportato la nuova variante del robottino verde. Il 25 giugno 2014, in occasione dell’annuale Google I/O, sono stati annunciati LG G Watch e Samsung Gear Live, entrambi con schermi quadrato, ed è stato necessario attendere qualche mese per vedere Motorola Moto 360, il primo smartwatch con quadrante circolare.

Nel tempo sono stati diversi i partner, la maggior parte dei quali provenienti dal mondo smartphone, che hanno presentato una loro soluzione, come ASUS, Huawei, LG, Motorola e Samsung, e negli anni successivi sono arrivati numerosi colossi dell’orologeria tradizionale, Fossil in primis con i suoi numerosi brand.

Dopo quattro anni in cui la piattaforma non ha raggiunto i risultati sperati, anche a causa dell’assenza di un vero e proprio supporto da parte dei produttori di chipset, il 15 marzo 2018 Google ha annunciato una svolta storica, abbandonando il nome Android Wear e adottando quello attuale di Wear OS by Google. In questo modo la compagnia californiana ha cercato di dare un’impronta diversa al proprio sistema, sottolineando che non è compatibile solo con Android ma anche con i sistemi operativi mobili più diffusi, incluso iOS.

Funzioni di Wear OS by Google

A differenza di quanto accade con Android, per il quale i produttori di smartphone sono liberi di inserire tutte le personalizzazioni che vogliono, Wear OS by Google pone numerose limitazioni, anche se c’è ancora qualche spazio. I produttori possono infatti installare quadranti personalizzati, applicazioni e funzioni aggiuntive, ma l’aspetto e il funzionamento degli smartwatch è sostanzialmente lo stesso.

Da una parte questo garantisce la stessa esperienza utente, e la certezza che ogni smartwatch funzioni con gli smartphone di qualsiasi produttore, attraverso la companion app disponibile sia per Android che per iOS. Le versioni più recenti hanno portato una maggiore integrazione con Google Fit, l’applicazione per la gestione del fitness di Big G, con la possibilità di visualizzare le attività svolte e gli eventuali traguardi raggiunti.

L’assenza di un numero eccessivi di personalizzazioni può far pensare a una maggior velocità di rilascio degli aggiornamenti, ma a ogni update si presentano ritardi e problemi che rallentano di fatto la diffusione delle nuove versioni sugli smartwatch in commercio.

Non manca ovviamente Google Assistant, che nel tempo ha sostituito i semplici comandi vocali, e che permette una maggiore integrazione con le app. La parte smart offre numerose applicazioni installabili direttamente sullo smartwatch, notifiche in tempo reale dalle applicazioni e, per alcuni modelli, la possibilità di essere completamente indipendenti dallo smartphone, grazie alla presenza di connettività WiFi ma soprattutto 3G e 4G.

Nel 2018 è stato introdotto il primo chipset, lo Snapdragon Wear 3100, pensato espressamente per i dispositivi indossabili, anche se in precedenza c’erano già stati alcuni tentativi di realizzare dei chip in grado di ridurre i consumi. Quello dell’autonomia è sempre stato infatti il vero tallone d’Achille di Wear OS by Google, anche se le versioni più recenti hanno provato a porre rimedio alla situazione.

Versioni di Wear OS by Google

Le prime due versioni di Android Wear portavano il numero di versioni di Android, 4,4W1 e 4,4W2 e solo dalla terza versione, basata su Android 5.0.1 Lollipop, è stata adottata una numerazione partita ovviamente dalla 1.0. Il primo aggiornamento, Android Wear 4.4w2, ha introdotto la riproduzione musicale offline tramite Bluetooth, il supporto ai ricevitori GPS e novità nell’interfaccia.

Android Wear 1.0, rilasciato a dicembre 2014, ha portato un’API per le watchface, la modalità cinema, statistiche aggiuntive per la batteria e altre piccole novità. A maggio 2015 è arrivato Android Wear 1.1, con il supporto al WiFi, notifiche heads-up, applicazioni always on e nuove gesture con il polso.

Android Wear 1.2, arrivato nell’agosto dello stesso anno, ha aggiunto Google Translate e le watchface interattive mentre la versione 1.4, pubblicata a febbraio 2016 e basata su Marshmallow, ha aggiunto il supporto agli speaker e nuove gesture. Di minore entità anche Android Wear 1,5 che ha aggiunto la visualizzazione del le informazioni sulle patch di sicurezza e ripristinato l’opzione per il riavvio dello smartwatch.

A febbraio del 2017 è stato rilasciato Android Wear 2.0, basato su Android 7.1.1 Nougat, con le complicazioni nelle watch face, simili ai widget per smartphone, nuova interfaccia utente, Play Store sullo smartwatch, supporto alle reti cellulari e notifiche più intelligenti, oltre alla tastiera e al riconoscimento della scrittura manuale.

Tra novembre 2017 e dicembre dello stesso anno sono stati rilasciati Android Wear 2.6 e 2.7, con maggiori possibilità di personalizzazione, novità grafiche e nuove gesture. A gennaio e febbraio 2018 sono arrivati Android Wear 2.8 e 2.9, basati su Android Oreo, con notifiche più visibili, schede migliorate e nuove complicazioni.

Da marzo 2018 è arrivato Wear OS, con la versione 2.10, priva di novità significative e seguita a breve distanza dalla Developer Preview, basata su Android 9.0 Pie, con una miglior gestione energetica e poche novità. La versione stabile, chiamata Wear OS H, è stata rilasciata a fine 2018, anche se il rollout sembra essere stato interrotto in seguito ad alcune anomalie nei consumi.

Smartwatch con Wear OS by Google

Se inizialmente gli smartwatch con Wear OS by Google, allora Android Wear, erano realizzati dai produttori di smartphone, le cose sono cambiate dal 2016/2017. Inizialmente si sono susseguite proposte di LG, Samsung, ASUS, Motorola e Huawei, l’unico produttore che a fine 2018 propone ancora dispositivi con il robottino verde.

Nella seconda fase di sviluppo sono subentrati i classici produttori di orologi, ai quali si sono affiancati produttori specializzati in dispositivi per il fitness. Troviamo dunque Mobvoi, Polar e Misfit che fanno compagnia a marchi prestigiosi come Fossil, CASIO, TAG Heuer, Nixon, Montblanc, Louis Vuitton, Diesel, Emporio Armani, Michael Kors e Hugo BOSS, oltre a numerosi altri.

La varietà di brand coinvolti consente di coprire ogni fascia di prezzo, con i modelli più economici che si trovano in commercio intorno ai 100 euro e quelli più costosi ed esclusivi che raggiungono le diverse migliaia di euro.