Avrebbe potuto rappresentare un valido aiuto nella lotta alla diffusione del coronavirus che da oltre un anno ci sta tendendo sotto scacco, invece i numeri testimoniano un flop quasi completo. Stiamo parlando di Immuni, applicazione sviluppata da Bending Spoon e lanciata il primo giugno dello scorso anno, mai decollata e scaricata da meno di un italiano su cinque.

Poco più di 10 milioni di download

Finora l’app Immuni è stata scaricata circa 10.387.000 volte, ma nel periodo che va dal 18 al 24 marzo sono stati solamente 11.000 i download, segno che l’applicazione non avrà futuro. Secondo Andrea Lisi, esperto di diritto dell’informatica, si è creata una notevole confusione dal punto di vista dell’impatto sulla privacy. L’italiano è pronto a concedere i propri dati ai colossi americani del web ma sembra particolarmente geloso degli stessi quando c’è in ballo la salute.

C’è voluto un pronunciamento del Garante sulla Privacy per rendere possibile, da parte degli italiani risultati positivi, l’inserimento del codice chiave in caso di positività. Forse però si tratta di un pronunciamento tardivo, che avrebbe potuto essere richiesto a inizio progetto, rendendolo dunque immediatamente efficace.

Attualmente il numero di italiani risultati positivi al COVID-19 sfiora i 3,5 milioni e di questi appena 15.000 (circa lo 0,43%) hanno inviato la notifica di positività nell’applicazione. Un numero decisamente insignificante, inferiore perfino al numero di nuovi casi segnalati quotidianamente nelle ultime settimane.

L’attuale governo sembrava aver dato importanza all’app di tracciamento dei contatti, tanto da inserirla nel DPCM del 2 marzo scorso, parlando di misure per rendere più efficace il contact tracing attraverso l’app Immuni. A quanto pare però si tratta di propositi rimasti sulla carta, visto che nessun membro del Governo ha speso parole in favore di Immuni e del suo utilizzo.

Oggi“, continua Lisi, “raccogliamo i cocci di una soluzione che invece, se ben sviluppata all’inizi, avrebbe potuto aiutarci in un periodo come questo. Ma la confusione è stata imperante.” Ricordiamo che nei mesi scorsi è stato finanziato uno speciale call center che avrebbe dovuto aiutare gli italiani a utilizzare al meglio Immuni ma che, alla luce della recente decisione del Garante, risulta inutile. Ennesima occasione sprecata dunque, difficile capire per colpa di chi: un governo che non ci ha creduto fino in fondo o gli utenti che hanno pensato soprattutto alla propria privacy?

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